mercoledì 22 febbraio 2012

Ciclisti, sondaggi e normale dialettica/SONDAGGIO


16 febbraio 2012versione stampabile
Angelo Miotto
Il sondaggio che abbiamo proposto a partire dalla civile e giusta campagna in otto punti Save our cyclists, che nasce in Gran Bretagna e si diffonde in tanti altri Paesi, ha scatenato una discreta ondata di commenti. È un fatto positivo, perché vuol dire che ‘fa discutere’. Il problema è, però, in uno strano fraintendimento che ha preso forma e si è propagato nella vita che il pezzo e il sondaggio annesso stanno avendo in rete.

FOTO E BICI: ALESSANDRO GRANDI
Scrivere un articolo sulla campagna, ripresa anche in Italia, è onorare un fatto di cronaca che ha a che vedere molto da vicino con un aspetto quotidiano della vita di molti di noi, anzi con tutti noi. Questo giornale – E il mensile on line è un giornale, non una Ong – sta con i ciclisti, con il rispetto e i diritti di chi utilizza una mobilità alternativa, ambientalista, sana e poetica ( pur nelle brutture della città contemporanea sprofondata nel traffico).
Doverlo ribadire suona alle nostre orecchie davvero strano.
Come suona del tutto ‘originale’ accostare una scelta editoriale di una testata giornalistica con l’impegno verso una organizzazione non governativa.
Allora dobbiamo dire, senza offesa, che non è stato capito il senso dell’articolo o come si usa dire, ma in maniera ipocrita quasi sempre, che ‘forse non ci siamo fatti capire’.
Chiedere in cosa noi ciclisti – noi, io sono stato ‘stirato’ tre volte e sempre sulla ciclabile – dovremmo migliorare i nostri comportamenti, non significa dire che gli altri – tutti quelli che i nostri diritti non li rispettano dalla portiera aperta alla mancanza di infrastrutture degne di questo nome, ai casi orribili di omicidio su strada – , hanno ragione. O hanno più diritti.
O che la nostra tutela sia solo affare nostro.
Volendo guardare oltre, lo stupore in redazione in queste ore è sulla qualità della discussione: non mi pare che ci sia molto spazio per capire o per discutere. Bianco. Nero. Di più. Se è nero scatta una ritorsione: non vi seguo più, perdete un lettore, perdete un sostenitore… Si chiama, tecnicamente, rappresaglia. I nutile dire che è un atteggiamento ‘bellico’.
Ognuno, ovviamente, è libero di fare quello che crede.
Per esempio è libero di fare un sondaggio rivolto ai ciclisti e di chiedere loro cosa fare, secondo esperienza, per aumentare la propria sicurezza. Va da sé che non si autoinvestono, che non si aprono la portiera per andarci a sbattere e tante altre cose che abbiamo letto.
Ecco, in genere si chiede a un mezzo di comunicazione di essere un po più così, un po meno cosà, e giustamente lo si critica. Per una volta chiediamo anche noi ai nostri lettori: più dialettica e qualche domanda in più se avete un dubbio sulle reali intenzioni.
Ah, il sondaggio eccolo qui. Ce lo propone uno dei commenti e questa volta è sugli automobilisti.
VOTA IL SONDAGGIO: AUTO(MOBILISTI) DENUNCIATEVI!

Pensate davvero che sia la giusta riparazione al sondaggio sui ciclisti?
I risultati ci stupiranno?

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