sabato 16 maggio 2015

Ciclismo e valle per il turismo

La Valle Brembana, terra di ciclisti che, in parte, protesta, proprio per i ciclisti. O meglio, per le strade chiuse e una viabilità probabilmente poco adatta a ospitare una manifestazione ciclistica di tale portata. Code, turisti arrabbiati e paesi a monte della gara deserti perché il blocco a valle faceva da deterrente.

Chi voleva salire alla fine ha rinunciato, fin da subito, oppure quando si è trovato stoppato. Altri, invece, per raggiungere la Val Taleggio, da Brembilla sono tornati indietro prendendo gli Orridi da San Giovanni Bianco sobbarcandosi 50 chilometri di percorso. Disagi sacrosanti, nessuno lo nega. Eppure gli avvisi erano comparsi già da giorni e le conseguenze della gara si conoscono ormai da anni. Perché poi, il problema, non sono tanto i ciclisti, quanto una strada inadeguata (soprattutto quella di fondovalle) ad accoglierne migliaia in un botto solo. Una variante a Zogno avrebbe certamente migliorato la situazione.
Quello che forse non si riesce a capire è quanto uno sport come il ciclismo potrebbe invece portare, in termini di immagine e futuro indotto, soprattutto alla Valle Brembana, un fazzoletto di terra che negli anni ha sfornato tre campioni come Antonio Pesenti, Felice Gimondi e Ivan Gotti (sei Giri d’Italia insieme), ma anche un Dario Acquaroli già campione del mondo di mountain bike. L’indotto della Granfondo, è vero, è forse più su Bergamo città, visto che nelle valli i ciclisti passano e poco si fermano. Ma si tratta di una volta l’anno. E poi sarebbe importante guardare a lungo termine. Unire il nome della Valle Brembana al ciclismo, alla sua storia e anche alla Granfondo non potrà che portare altri ciclisti in valle (anche nei ristoranti) e rafforzarne l’immagine. Per esempio, visto che forse nessuno in Italia può vantare una concentrazione tale di campioni di ciclismo, perché non fare un museo dedicato che ne racconti la storia?

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