Come la nuova tecnologia potrebbe differenziare il traffico urbano in maniera selettiva
I sistemi di controllo e gestione della mobilità delle città, all’attuale stato della tecnologia, si basano su sistemi di controllo per lo più passivi che si limitano a fotografare tutte le targhe che transitano “dove non si dovrebbe”, salvo poi scartare quelle presenti nelle liste di autorizzazione o whitelist.
Questo lavoro, che a norma di legge prevede l’impiego di un pubblico ufficiale che guarda un video, è abbastanza assurdo da quando sarebbe possibile e soprattutto molto più economico cercare solo di sanzionare i non autorizzati ad accedere a certe aree, limitando l’uso di personale, riducendo le possibilità di errore e offrendo servizi del tutto nuovi alla città.
L’opportunità è offerta dalle etichette a radiofrequenza (detti TAG RFID o più semplicemente RFID) che consentono, dialogando con antenne sui varchi di controllo, di disabilitare la foto per l’auto che transita in quel momento, in entrata o un uscita.
Il vantaggio sta nell’interazione, ovvero nell’acquisire e integrare dati anche per altri scopi.
Approfondendo il problema, il sistema che sorveglia il varco di accesso può (e deve) continuare a verificare quante auto entrano e proporre multe solo per i non abilitati, riducendo pratiche e prezioso lavoro di pubblici ufficiali, ma producendo sin da subito un risultato su quel varco:
- quante auto entrano per fascia oraria?
- che percentuale sono gli autorizzati su fascia oraria?
- quanti veicoli entrano nell’area esterna?
- quanti accedono alle aree più interne?
- su che direttrici di traffico avvengono questi accessi?
Disponendo di parcheggi o attivando partnership con i parcheggiatori si potrebbero automatizzare accesso ed uscita dai parcheggi, con pagamenti convenzionati, raccogliendo, inoltre, a fine mese dal TAG RFID i tempi si percorrenza e di sosta in città.
Il pericolo della violazione della privacy
La possibilità di violare la privacy con questo sistema sarebbe del tutto ridotto, poiché si leggerebbe solo il numero univoco del TAG e l’associazione veicolo-persona si troverebbe in altro database. Entrambi i database potrebbero essere protetti molto bene e, se non residenti sullo stesso server, sarebbero difficilmente attaccabili.Se si usasse lo stesso sistema per le biciclette (a costo zero, incidentalmente dopo lo sviluppo per le auto e le moto), si otterrebbe una mappa dei percorsi ciclabili più usati, cosa che probabilmente nessuna città ha realmente a disposizione. Mappa con un suo valore rilevantissimo e potenzialmente economico per la valutazione di quanto la città sia ecosostenibile.
L’interazione si può espandere ai mezzi di trasporto pubblico per ricevere check dei passaggi nei punti salienti, per verificare il telecontrollo, se esiste, o per prevedere i tempi di arrivo.
Non ultimo si potrebbe avere un piccolo set di varchi mobili per controllare corsie riservate o vie specifiche e in presenza di molti varchi e molti veicoli con tag attivo si potrebbe anche avere idea della velocità media del traffico.
I costi della tecnologia RFID
A fronte di alcune migliaia di euro per varco (che come tutta la tecnologia ha costi calanti al crescere della realizzazione) e di alcuni euro per TAG RFID, questo tipo di tecnologia sarebbe accettabile per tante città, se non addirittura più conveniente per città piccole o con nulla di già installato.Avere dati ha un valore? Avere dati sulla mobilità sia un valore aggiunto notevole e che forse l’investimento sarebbe redditizio da subito.
Occorre solo convincere le Amministrazioni più lungimiranti e le nuove applicazioni salteranno fuori da sole.
Un esempio per tutti: la priorità semaforica al bus che ha un tag sul vetro e un semaforo con l’antenna.
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