giovedì 25 giugno 2015

Parma, biciclette ad alta tecnologia ai dipendenti: "Stiamo in forma e risparmiamo"

 Parma, biciclette ad alta tecnologia ai dipendenti: "Stiamo in forma e risparmiamo"
Una bici, non sempre è semplicemente una bici. Ne sa qualcosa Franco Bercella, titolare dell'omonima azienda di alta tecnologia nella produzione di manufatti di altissima qualità in materiale composito (carbonio) con sede a Varano, nel tratto locale della "Motor Valley".

Proprio in questi giorni, dalle mani del titolare della concessionaria Yamaha di Parma, Giovanni Buratti, dopo alcuni mesi di attesa, ha ricevuto in consegna alcuni nuovissimi modelli avanzati di MTB elettriche (più precisamente, a pedalata assistita!), destinate alla sperimentazione di processo e alla formazione specifica del personale nella sua azienda.

La Bercella Carbon Fiber, infatti, è stata la prima azienda italiana che ha sperimentato, con successo, negli anni scorsi, l'utilizzo integrato a livello aziendale di mezzi individuali elettrici a bassissimo impatto, messi a disposizione dei dipendenti, dei collaboratori e in alcuni casi anche dei clienti, spesso internazionali.

  Bercella ha le idee chiare: "Ci muoviamo comodi e veloci, stiamo in forma e risparmiamo; da quando utilizziamo le MTB elettriche in azienda, dopo aver formato in modo opportuno i nostri collaboratori, abbiamo abbattuto i costi dei trasporti locali, soprattutto abbiamo risparmiato tantissimo tempo nei "micro-trasferimenti" aziendali, e in quelli casa-lavoro. Per riuscirci, è stato importante affidarci a professionisti del settore della mobilità elettrica e a prodotti di altissima e indiscussa qualità". Aggiunge: "ma non solo: visto che la mia azienda è collocata in mezzo alla natura, nella bellissima Val Ceno, ci troviamo spesso a nostra volta a consigliare il modo migliore per passare i momenti liberi di chi ci viene a trovare: lo facciamo attraverso l'impiego di professionisti locali (le Guide GAE della zona), spesso con l'utilizzo delle bici elettriche. E' un modo per dare valore alla nostra azienda, impegnata a rispettare l'ambiente e a far star bene le persone che vi operano, facendo scoprire, al tempo stesso, un territorio dalle caratteristiche ambientali uniche, e a cui siamo fortemente attaccati."

sabato 20 giugno 2015

Azienda triestina lancia la lavatrice per bici

La Mathitech Bikes ha creato un sistema innovativo ed ecologico per la pulizia che ha già conquistato hotel specializzati della Germania e negozi di noleggio

Nasce a Trieste una nuova lavatrice automatica per biciclette, realizzata dall’azienda Mathitech Bikes, attiva tra il capoluogo giuliano e la Slovenia, che deriva dalla riprogettazione di una macchina simile, ma molto più costosa e complessa. La novità, costruita in città, sta registrando grande interesse a livello internazionale, con vendite effettuate recentemente in Italia e all’estero.
QBike washing station, questo il nome completo, è concepita come un sistema innovativo che consente di eseguire da sola il lavaggio con acqua e detergente ecologico ed è studiata per essere installata e utilizzata in maniera semplice e rapida, proprio come una lavatrice da casa.
Una macchina rivoluzionaria per il settore e anche “green”, che prevede non solo l’assenza di agenti inquinanti, ma anche un sistema di risparmio dell’acqua, scaricata poi in modo diretto alla rete fognaria, senza il bisogno di particolari filtraggi.
«Qualche anno fa ho visitato la fiera Eurobike in Germania, la più famosa del settore – ricorda Enrico Merlani, titolare di Mathitech Bikes– dove ho visto i primi prototipi di lavatrici per biciclette, che però faticavano a conquistare il mercato per l’alto costo, che si aggirava sui 18mila euro. Ho chiesto all’azienda che la vendeva di poter rivedere tutto il progetto, abbassando i costi e rendendo allo stesso tempo più facile e intuitivo l’uso. Così è stato. Sono riuscito ad abbattere il prezzo, quasi dimezzato rispetto al modello precedente, e a proporla al mercato presto, insieme all’azienda con la quale collaboriamo, la Novatec. Negli ultimi mesi abbiamo avuto un ottimo riscontro e l’interesse sta crescendo costantemente».
Ma come funziona? La bicicletta viene inserita all’interno dello spazio attraverso grande ante vetrate, appoggiata su un braccio di lavaggio basculante, dotato di getti e detergenti appositamente scelti per non danneggiare la bici e i suoi componenti. Dall’esterno il proprietario può osservare in tutta tranquillità la propria due ruote nella fase di pulizia e attendere che sia pronta. Bastano tre minuti per un lavaggio semplice e cinque per un ciclo intenso.
Al momento una stazione di lavaggio è posizionata all’interno del negozio Bikeways di viale Miramare 5, riservata ai proprietari per pulire in velocità le bici noleggiate a triestini e turisti. Altre sono state vendute sia in Italia che all’estero.
«Alcune sono state comperate da bike hotel in Germania, per offrire un servizio ai clienti che amano pedalare e scelgono strutture ricettive ad hoc – spiega Merlani – le ultime tre uscite dalla nostra fabbrica sono state dotate anche di gettoniera, programmabile dal gestore dell’impianto con il prezzo che desidera e quindi fruibili in modo completamente autonomo dalla gente. Altre ancora sono in fase di costruzione. Finora sono state posizionate principalmente all’interno di alberghi e in negozi di noleggio di bici».
La macchina, larga e alta due metri, profonda un metro circa, è dotata di un pannello multilingue con la possibilità di selezionare i comandi in italiano, tedesco e inglese. Un software dedicato ordina e controlla le varie fasi di lavoro.
Sull’ampiamento del mercato e sulle potenzialità future della macchina Merlani ha le idee chiare. «Sono tante le persone che si servono della bici per spostamenti più o meno brevi, anche sul nostro territorio si potrebbe pensare di introdurre una “lavatrice” nei pressi di parchi, piste ciclabili o comunque aree frequentate da appassionati.
Vista la semplicità della macchina si può pensare di posizionarlasenza problemi in uno spazio esterno, prevedendo una tariffa per il lavaggio, come alcuni acquirenti che l’hanno comprata già fanno. Si potrebbe pensare anche di inserirla in zone dove sono presenti autolavaggi – conclude - spazi quindi già ampi e attrezzati».

lunedì 8 giugno 2015

Tre progetti per 57 milioni di turisti: la Toscana dell'ospitalità punta ai segmenti turistici emergenti: matrimoni, cicloturismo e enoturismo


L'obiettivo delle tre iniziative elaborate dall'agenzia pubblica Toscana Promozione è infatti quello di intercettare flussi che, secondo le stime internazionali, riguardano complessivamente circa 57 milioni di turisti, una cifra quasi pari all'intera popolazione italiana.
"Il mondo del turismo è in continua evoluzione – spiega in una nota di Toscana Promozione Alberto Peruzzini, dirigente del settore turismo dell'Agenzia – e per essere sempre ai primi posti è necessario lavorare con anticipo su quei segmenti d'offerta che, in prospettiva futura, offrono il maggior ritorno sull'investimento iniziale". Da questa convinzione è nata l'idea di puntare su tre segmenti che vedono la Toscana già ben posizionata, ma che hanno bisogno di quella spinta in più per poter uscire dalla "nicchia".
Matrimoni – Ogni giorno, nel mondo, si celebrano circa 115 milioni di matrimoni che, complessivamente, generano 6 milioni di viaggi (Fonte: ICOHT 2013). Cifre che corrispondono, con una stima al ribasso che considera solo gli sposi novelli in luna di miele, a circa 12 milioni di viaggiatori. I flussi turistici legati ai matrimoni non sono annoverati nelle statistiche Eurostat sul turismo e solo recentemente se ne comincia a parlare negli studi generali sul turismo nazionale o internazionale. Si tratta, però, di un fenomeno in costante aumento. Le stime emerse dall'ultima assemblea della International Conference on Hospitality & Tourism Management parlano di un incremento del +75% dal 2007 al 2012. "Per fare un esempio concreto – spiega ancora Peruzzini –, basti pensare che solo negli Stati Uniti si celebrano 2 milioni di matrimoni all'anno, di cui 500.000 vengono organizzati all'estero. L'Italia potrebbe intercettarne almeno il 10%, con un enorme beneficio anche per tutto l'indotto". Considerata la crescente tendenza alle nozze all'estero, infatti, puntare sui matrimoni significa lavorare su un segmento turistico che, potenzialmente, interessa dalle strutture ricettive alle lavanderie. Potenzialità che il matrimonio celebrato lo scorso anno a Firenze fra Aradhana Lohia, figlia del magnate della plastica indiano Aloke Lohia e il nobile indiano Kevin Sharma ha ben messo in evidenza: 700 ospiti, 5 alberghi in esclusiva, 35 parrucchieri, 60 fioristi, 200 mezzi riservati e un budget complessivo di 8 milioni di euro.

Cicloturismo – Secondo un recente studio commissionato dal Parlamento Europeo alla European Cyclists' Federation, sarebbero 25,6 milioni i cicloturisti pernottanti nel mondo, per un valore complessivo di 54 miliardi di euro all'anno. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un segmento di nicchia che non è rilevato dalle statistiche Eurostat. I casi studio europei, però, mettono in evidenza come lo sviluppo di itinerari cicloturistici possano avere interessanti ricadute sulle economie locali, in termini di creazione di imprese e posti di lavoro. "Oggi – illustra Peruzzini –, la classifica delle principali destinazioni cicloturistiche europee vede la Francia e l'Austria ai primi posti. Il nostro obiettivo è portare sul podio la Toscana, sfruttando anche la forza che la nostra regione ha nei principali Paesi da cui partono i flussi cicloturistici: Germania e Regno Unito".

Enoturismo – Qui la Toscana gioca in casa, tanto da essere un caso di studio a livello internazionale. Ma si può fare di più, è la convinzione di Toscana Promozione. Nel mondo, infatti, si stima che siano circa 20 milioni gli enoturisti (fonte: Wine Tourism Conference) di cui solo 3 arrivano in Italia. "Gli esperti di settore su questo sono categorici – chiarisce ancora il dirigente Alberto Peruzzini –: gli arrivi in Italia rappresentano solo il 20% delle potenzialità di questo segmento d'offerta""I riconoscimenti ottenuti dalla Toscana negli ultimi anni e che ci indicano come la miglior destinazione europea per l'enoturismo ci dicono che possiamo avere un ruolo importante per incrementare la performance nazionale di questo segmento d'offerta, e questo è quello che vogliamo ottenere. Nella nostra regione sono attive 350 aziende vinicole con offerta ricettiva, di cui 64 si posizionano nel segmento lusso e di queste 15 si situano nel segmento extralusso. Numeri che fanno della Toscana una delle principali destinazioni internazionali del turismo del vino di fascia alta""Oggi i nostri Wine Resort attirano circa 100.000 turisti per un fatturato complessivo che, nel 2013, è stato di 250 milioni di euro – conclude Peruzzini –. Un segmento che pesa per l'1,2% sul movimento complessivo di turisti del vino. È una percentuale che dobbiamo assolutamente far crescere, sfruttando a pieno le potenzialità di questo settore in continua espansione e che vede in campo importanti competitor come la Rioja in Spagna, la Napa Valley in California o le regioni della Francia".

giovedì 4 giugno 2015

CICLOTURISMO, IL VENETO CI CREDE DAVVERO;

Segnaletiche apposite, interventi su Dolomiti e strade forestali, nuove piste, promozione degli itinerari: la Regione Veneto punta su un mercato da 11 miliardi di euro per l'Europa, grazie soprattutto a tedeschi, austriaci e olandesi
Il Veneto si candida a diventare una destinazione cicloturistica d'eccellenza, potendo contare su una rete di 1200 km di ciclovie, lungo cui lo scorso anno è stata completata la posa della segnaletica, che sarà implementata e completata proprio per orientare i turisti viaggiatori.
Come spiega una nota ufficiale della Regione, si provvederà inoltre ad attrezzare le salite e i passi dolomitici scelti dagli appassionati della velocità e si interverrà sulle strade forestali scelte dagli amanti della mountain bike"Secondo i dati presentati dalla Commissione Europea il valore economico delle vacanze in bicicletta in Europa si aggira attorno gli 11 miliardi di euro, generato soprattutto da tedeschi (con ben 8 milioni), austriaci, e olandesi" ha dichiarato l'assessore al turismo del Veneto, Marino Finozzi. "In questo settore la nostra Regione è già presente in tutti i cataloghi dei Tour Operator europei ed è una delle prime mete dei turisti che scendono dalle Alpi seguendo il corso dei fiumi Adige e Brenta" prosegue Finozzi. L'assessore regionale annuncia poi che nei prossimi mesi saranno utilizzate "significative risorse per realizzarenuove piste ciclabili di lunga percorrenza, completando quei percorsi che intercettano i principali flussi turistici: Lago di Garda – Venezia, una classica del cicloturismo italiano; la ciclovia delle spiagge, lungo il nostro magnifico litorale; laDolomiti – Venezia, dalle montagne al mare. A queste si aggiungono altre nuove rotte di sicuro interesse come la ciclovia del Brenta e l'ex-ferrovia Treviso – Ostiglia".
Secondo la Federazione italiana amici della bicicletta (Fiab), la mappatura di 18.000 chilometri di ciclovie messa a punto recentemente da Bicitalia potrebbe generare un fatturato pari a 3,2 miliardi di euro all'anno per il nostro Paese, in cui ancora si attende la creazione di una legge che regolamenti il cicloturismo in tutti i territori nazionali. Il Veneto, peraltro, è attraversato da un considerevole pezzo di "VEN.TO", il progetto del Politecnico di Milano (su cui è stato prodotto anche un film) per creare una pista ciclabile da Torino a Venezia.
E in occasione di Expo Bici, spiega ancora il comunicato ufficiale, la Regione Veneto ha presentato tre nuovi prodotti editoriali destinati a questo segmento del turismo slow. "Si tratta delle nuove brochure della collana 'Veneto in bicicletta', in distribuzione dalle prossime settimane" ha commentato Finozzi. La prima si intitola "Slow Bike" e descrive il piacere del viaggio sulle migliori ciclovie del Veneto. La seconda è più specifica: "Mountain Bike" sarà dedicata ai 10 migliori bikeresort. La terza brochure è "Road bike": a partire dal fascino del Giro d'Italia, invita il turista sportivo a confrontarsi con le 8 escursioni e 2 scalate sulle strade della corsa rosa.
I percorsi delle tre nuove brochure sono scaricabili dal portale www.veneto.to in formato adatto ai navigatori gps, e secondo l'assessore "sono un altro passo del Veneto per miglioramento nell'accoglienza del turista: un processo costante che richiede il sostegno e la forza dei numerosi operatori turistici veneti che credono in questo specifico mercato".

martedì 2 giugno 2015

ciclismo turismo sostenibile

Messa a punto una mappa con 18.000 chilometri di strade percorribili in bicicletta in Italia. Il cicloturismo in Europa vale 44 miliardi l'anno, nel nostro Paese si attende una legge nazionale
Bisognerà attendere ancora per le innovazioni (velostazioni, sistema di identificazione nazionale e tutti i capoluoghi collegati) della legge quadro per la ciclabilità in Italia a cui lavoravano nei mesi scorsi alcuni deputati del gruppo interparlamentare per la Mobilità Nuova.
Ma la mappa della rete di ciclovie nazionali (circa 18.000 km di strade ciclabili) è già pronta grazie a Bicitalia, il progetto messo a punto dalla Federazione italiana amici della bicicletta (Fiab) con la collaborazione di dieci Regioni italiane e della Provincia di Trento, come riporta il magazine Voci di Milano.
La rete è consultabile sul sito www.bicitalia.org: 10.000 chilometri già mappati, 18 itinerari e 50 "ciclovie di qualità", ovvero itinerari prevalentemente su pista ciclabile che, per caratteristiche del paesaggio, sicurezza e servizi offerti, sono considerati al di sopra della media nazionale.
Come riporta ancora Voci di Milano, "i turisti che amano visitare l'Italia in sella alla bicicletta rappresentano il 20% di tutto il turismo ciclistico dell'Europa centro-meridionale. Ad attrarre un numero sempre maggiore di persone è la possibilità di vivere un'esperienza di viaggio focalizzata sull'utilizzo della bicicletta ma utilizzando anche il treno per gli spostamenti più lunghi".
"Il lavoro di Fiab per Bicitalia si inserisce nel progetto europeo di EuroVelo, la grande rete ciclabile sviluppata dall'European cyclists' federation (Ecf) che corre su oltre 70 mila km di strade tra i Paesi dell'Unione europea" per un valore economico valutato in circa 44 miliardi di euro all'anno. E secondo la Fiab, la rete di Bicitalia potrebbe generare un fatturato pari a 3,2 miliardi di euro all'anno per il nostro Paese. Sempre in attesa di una legge che regolamenti il cicloturismo in tutti i territori d'Italia.

lunedì 1 giugno 2015

Ciclabili, appello per lo «stradone»


Il comitato «Bike No Stop» - «Rischi reali, fate in fretta»
Quattro anni fa nascenta in Busa il Comitato «Bike no stop», creato per spingere le amministrazioni ad investire di più
e più in fretta sul mondo della bicicletta, ad iniziare dalla creazione delle ciclabili in zona.
Dal 2011 ad oggi non molto, però, sembra cambiato a giudicare dal documento che il comitato ha inviato in questi
giorni: «La "fame" di ciclabili è generata da un'accresciuta popolazione in termini numerici, ma soprattutto da un
cambiamento nello stile di vita e ad una maggiore sensibilità verso le tematiche green: la bici viene vissuta come il
modo migliore per lasciare a casa l'auto, con ottime ricadute su traffico, inquinamento, salute e portafogli. La notevole
diffusione poi delle bici elettriche ha dato la possibilità anche agli anziani che avevano appeso la bici al chiodo, di
sfrecciare, veloci come ventenni, anche in salita».
Questo sul fronte dei residenti ma ovviamente, in una zona come nostra, grande importanza ha anche il ciclosturismo:
«Crescono di anno in anno i turisti, soprattutto stranieri che prenotano strutture alberghiere, spesso di medio/alto
livello, dove soggiornare ricoverando le proprie bici in carbonio da seimila euro».
Il comitato "Bike No Stop" in questi anni ha raccolto oltre 3600 firme tramite i vari gazebo ed ha pubblicato decine di
articoli sui media locali. «E' così che è iniziata una costruttiva collaborazione con l'allora sindaco Mattei - scrivono - che
pur definendoci ironicamente "i rompiscatole delle ciclabili", aveva preso fortemente a cuore la faccenda, portando a
casa, nel giro di pochi mesi, un paio di risultati eccellenti: la costruzione a spese della casa di cura Regina di una nuova
passerella sul Sarca e, soprattutto, la "mission impossible" di convincere i Bacini Montani alla costruzione del tratto di
ciclabile a sbalzo sul Sarca, per tappare quell'intollerabile "buco nero" che interrompeva la pista proveniente da Dro
verso Torbole».
Da allora il sindaco Betta è succeduto a Mattei e Mosaner a sé stesso: con entrambi i sindaci il Comitato ha avviato
una serie di incontri per portare a termine il completamento e la sistemazione di quella che dovrebbe diventare la
"spina dorsale" delle ciclabili locali, ovvero la Riva-Arco lungo via Santa Caterina.
«Centinaia di ciclisti percorrono giornalmente questo tratto, per andare da un comune all'altro o per recarsi nei centri
commerciali lungo lo stradone. Tutti ciclisti dotati evidentemente di grande coraggio e sprezzo del pericolo, data
l'oggettiva pericolosità del tracciato odierno, che non pochi incidenti, anche gravi, ha generato. Entrambi i sindaci si
sono dichiarati disponibili al completamento di questa essenziale opera pubblica ed hanno dato incarico ai propri
tecnici di procedere al rilievo e alla progettazione». Da questo punto di vista il Comitato è pienamente soddisfatto per assegna stampa gardesana
il costruttivo dialogo intavolato con le amministrazioni. La nota dolente è la tempistica: «A quest'ora - scrive il
comitato - i lavori dovrebbero essere già iniziati, se non addirittura completati, anche in riferimento alla relativa
semplicità progettuale-realizzativa, e ai costi contenuti dell'intervento. Per quanto riguarda poi il progetto della
ciclabile a sbalzo sul Sarca, impostato dal compianto arch. Roberto Bresciani, sono ormai un paio di anni che è pronto,
ma i lavori non partono perché non si riescono a sbloccare i soldi della Provincia, già peraltro deliberati».
Quello che il Comitato chiede pertanto ai due attuali sindaci di Arco e di Riva è di «prendere maggiormente a cuore la
questione delle ciclabili e di dimostrare un polso più fermo, come già fece a suo tempo Mattei, verso gli impedimenti
tecnici e burocratici, che rischiano di allungare oltre misura i tempi di realizzazione di opere pubbliche così essenziali